Il teatro di animazione nel meridione d'Italia

Personaggi

Corazze e paltò: volendo essere estremamente sintetici queste due “divise” definiscono l’appartenenza dei personaggi alle storie di cavalieri o di camorra. In ambedue i casi la maggiore o minore ampollosità e ricchezza delle due mise definisce lo status. Corazze ed elmi con motivi ornamentali sbalzati finemente nell’ottone, mantelle ricamate e cimieri policromi e vistosi, figure e simboli applicati sul petto e sulla parte frontale della celata sono esclusiva della crème paladinesca, di Orlando, Rinaldo, del medesimo Carlo Magno od anche dei condottieri saraceni che sfoggiano armature meno paludate, alle volte limitate a pettorali e dorsali ma senza elmi, sostituiti da turbanti comunque di foggia e tessuti ricercati.

Ai pupi camorristi, detti a Napoli anche “borghesi”, viene congruentemente imposto un completo costituito da giacca, panciotto e pantaloni, e sovente da un soprabito, appunto un paltò, di pesante tessuto. Sulla testa troneggia una sorta di basco in pelliccia la quale viene pure impiegata per impreziosire colli, maniche e le bordature delle vesti. Non manca una camicia e una fascia in vita in raso colorato, collane e bracciali che vocano agio economico ma soprattutto potere del personaggio. Tore ‘e Crescenzo, indiscusso capo dei malavitosi napoletani, va in scena pesantemente agghindato e fasciato nei modi appena descritti. Suoi sodali e avversari non sono da meno, come, ad esempio, Peppe Aversano.

I comprimari, il popolino, una nutrita congerie di lignee comparse si presentano in camicia e pantaloni, talora con una povera e sdrucita giacca, a capo scoperto o con una “coppola” anonima. Le popolane si presentano avvolte in scialli, con grembiuli e lunghe e gonfie gonne. Se apparentate ai capi della camorra le vesti non cambiano granché ma i tessuti sono decisamente più preziosi e ricercati. Ne consegue che pure le acconciature si fanno maggiormente elaborate; compaiono orecchini, collane e anelli.