Mare

Tromba marina, vortice orrifico

Le buone condizioni atmosferiche, garantiscono una tranquilla navigazione all'equipaggio, ma il tempo è variabile. Il marittimo che si trova in mare deve spesso fare i conti con i pericoli del mestiere e con l'imprescindibile forza degli elementi, acqua e aria, che unite insieme in un turbine di correnti e movimenti repentini e violenti, talvolta danno vita alla tromba marina. Quando sotto la spinta di venti tempestosi il cielo diviene grigio, il mare s'ingrossa e si scorge in lontananza questa lunga e sinistra protuberanza conica, non c'è altro da fare se non virare velocemente e fuggire.

La tromba marina è un fenomeno meteorologico che si forma più frequentemente benché non soltanto in autunno a seguito dell’impatto tra fronti caldi provenienti dalla superficie del mare e venti più freddi che determinano il formarsi di nubi basse e cariche di pioggia. La base della nuvola temporalesca alle volte si scompone, si sfrangia e si allunga formando una protuberanza a forma di cono rovesciato che espandendosi giunge fino al mare. Il contrasto tra masse di aria calda e fredda porta a un loro vorticoso avvitamento e quindi alla formazione della vera e propria tromba marina.

Quando ci sono le nuvole grosse, che viene una gran pioggia, allora si costruiscono le trombe marine, si allungano e succhiano. Si formano facilmente perché c'è il cambiamento dell'aria e del mare e c'è il contrasto. Queste nuvole basse hanno un colore grigiastro, sono piene di acqua. D'autunno, d'autunno ce ne sono di più, si formano facilmente perché c'è il cambiamento dell'aria [Francesco Costanzo, pescatore, Lipari, luglio 2020].

Quando ci sono questi nuvoloni neri scuri e ci sono lampi e tuoni, si crea proprio un vortice che arriva sul mare e succhia, succhia l'acqua salata. Sono abbastanza grosse e sono pericolose se ci sono delle navi o delle piccole barche. […] Diciamo che si formano a settembre o ottobre [Silvio Taranto, pescatore, Alicudi, luglio 2020].

Scontro di aria calda e fredda, venti che si scontrano creando il vortice che dà vita alla tromba marina. Scende da nuvole basse, fino ad arrivare in mare e poi si ingrossano. Le più pericolose sono quelle di settembre o ottobre, dopo l'estate, perché nascono dall'incrocio di aria calda e fredda [Matteo di Flavia, marinaio, Milazzo, 2017].


Nel periodo del temporale si formano, anche d'estate, d'inverno di più [Vincenza Cambria, guaritrice, Milazzo 2017].

Tra i diversi modi in cui a livello popolare viene chiamata, la «coda di ratto», così definita per un analogica similitudine con l’estremità caudale del roditore, è di un colore grigio blu capace di viaggiare fino a cento, centocinquanta chilometri orari senza direzioni precise e destinata a dissolversi in tempi ora brevi ora più lunghi.

Se indubbiamente la tromba marina, come detto, è fenomeno del tutto naturale, in antichità, ma ancora nella prima metà del Novecento, la gente di mare che aveva a che fare con essa, ignorandone l’eziologia le attribuiva empiricamente le più fantastiche interpretazioni, ritenendola espressione di entità demoniache, talvolta di esseri mostruosi provenienti dagli abissi. Nell'arcipelago eoliano, tra il 1300 e il 1600, si usava associare simbolicamente l'immagine della strega alla formazione della tromba marina, entità malefica portatrice di morte e distruzione [Maffei 2008, 34-39]. Talvolta all'interno di una tromba marina c’era chi udiva grida, urla e ruggiti di qualche mostruoso essere disumano. Come segnala Bravetta frequente e di assai antica data, già intorno all’anno Mille, era pure l'associazione a draghi o creature marine serpentiformi, credenza parimenti riscontrata presso Cinesi, Giapponesi, Finni e Wainaku [Bravetta 2009, 17].

Lo storico e vaggiatore arabo Alì Al-Mas'udi vissuto nel X secondo d. C., riportando opinioni diffuse ai suoi tempi, scrisse che le trombe marine erano generate da draghi o da mostruosi serpenti, creatori di tempeste e distruttori di barche [Bravetta 2009, 17]. Una leggenda legata a San Patrizio racconta che le trombe marine erano formate da terribili serpi che il santo rinchiuse in una scatola dopo averle catturate in Irlanda. Immagine che ci riporta alle serpi dei mari orientali che secondo la credenza durante l'inverno salgono nel cielo verso le nubi e poi ridiscendono in forma di pioggia.
Nicola de Rosa, durante le sue ricerche sulle tradizioni popolari in area mediterranea aveva constatato che in passato era usanza far derivare la formazione delle trombe marine dalla Dragunara, un mostro-donna che vive nel profondo degli abissi: «Siciliani crìdianu ca la timpista era na cuda di draguni» [Milanesi, 2015;] codesto termine ricorreva pure in Veneto intorno al 1600. Alberto Guglielmotti parla del dragone per indicare una nube conica a forma di terribile coda che si estende sul mare [Guglielmotti 1987, 953]. I cicloni nel medioevo erano sovente associati a draghi di mare e per sconfiggerli venivano sparati colpi di cannone; quando il terribile turbine si avvicinava troppo all'imbarcazione si estraevano le spade come per combatterlo e resecarlo. Credenze inglesi ci narrano che era usanza dei marinai prima di imbarcarsi per lungo tempo in mare dotarsi di particolari frecce che se scagliate in acqua dal marinaio più giovane e bello avevano il potere di calmare onde e venti.

Queste leggende ci mostrano dunque come il mostro, la serpe, il drago, la strega abbiano nella tromba marina una loro temibile manifestazione.

Indipendentemente dall'interpretazione scientifica o sovrannaturale che si dia del vortice marino, un elemento perdura immutato nel tempo: il bisogno di sopravvivere, la necessità di chi si trova di fronte a questi pericolosi turbini di dominare in qualche modo il pericolo di morte. Ciò detto, per secoli, sfuggendo a marinai e pescatori la natura meteo-marina del fenomeno, di esso si davano narrazioni prevalentemente fantastiche, esoteriche, ctonie che si traducevano, come naturale conseguenza, nell’articolazione di risposte altrettanto magiche e magico-religiose, ove la tromba marina evocando espressioni demartiniane si faceva exemplum di un orizzonte del negativo, inusitato, immanente, catastrofico da arginare per scongiurare il rischio dell’annullamento dell’esistenza medesima.
L'esperto lupo di mare può talvolta affidarsi ai suoi sviluppati sensi, alla sua esperienza, per evitare di finire in tali situazioni, accorgendosi della lontana presenza di macchie scure sulla superficie del mare, premonitrici della possibile comparsa delle trombe marine. La sua conoscenza tattile ed empirica dell’ambiente in cui lavora e vive può metterlo in grado di cogliere cotali segni premonitori fornendogli risposte tecniche congruenti, come l’inversione della rotta, la chiusura di oblò e osteriggi, il procedere avanti tutta in direzione opposta a quella della tempesta. Queste precauzioni empiriche possono però non bastare. Qualche volta, in situazioni di estrema necessità, nei casi in cui nonostante tutto si è raggiunti dal vortice, certi marinai saprebbero allora modificare, con antiche procedure magico-religiose, il corso degli eventi.

Come superare pertanto tale imminente catastrofe? Abbandonando la dimensione realistica per abbracciare l'orizzonte magico-simbolico del rituale. Se la tromba marina incombe va «tagliata». Attraverso parole segrete e gestualità codoficate questa gente di mare si applica per mozzare la tromba marina. Il «taglio» è il culmine di un vero e proprio rituale magico-religioso, che prevede dunque un officiante, uno strumentario, una pratica, una gestualità e una formula per scongiurare il pericolo. La figura e il ruolo del «tagliatore» è stato presente e ben riconosciuto fino agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso dalle comunità alieutiche e marinare, ad esempio, dei nostri mari. Egli è depositario e praticante di un'antica tradizione 1 : l'atto del «taglio» consiste nel tracciare una croce nel cielo in direzione del pericolo con la mano o con un coltello, alle volte un coltello specifico investito di potere magico. Tale croce viene in altri casi incisa sulla tuga o sull’albero dell’imbarcazione. A essere disegnata e mimata non è soltanto la croce, ma talora un violento fendente orizzontale menato nell’aria spesso impugnando il menzionato coltello per caricarlo di ulteriore forza. La punta della lama, in altri casi ancora, volteggia evocando il nodo di Salomone, il nodo per definizione la cui cima non ha né un capo né una coda e che in tal modo non si può sciogliere, un nodo, dunque, che, stretto attorno al turbine, lo soffoca, lo strangola.
Il gesto deve essere necessariamente accompagnato dalla pronuncia simultanea di una formula rigorosamente segreta con parole evocative e tali da trasferire alla procedura e agli oggetti da essa implicati la virtù magica della parola. Nello svilupparsi del linguaggio, secondo note intuizioni di Malinowski, l'uomo ha creduto nella potenza mistica e generativa della parola; alla base della magia verbale vi è la credenza secondo cui la pronuncia reiterata di alcune parole produca la realtà affermata e auspicata [Tambiah 2002, 60-67]. Il rito del taglio della tromba marina, a maggior ragione se supposta espressione di una creatura superiore e mortifera, talora associata anche al Demonio, deve mettere il tagliatore in contatto con una dimensione trascendentale consentendogli di invocare e avocare a sé esseri parimenti superiori che operano un trasferimento imperativo e salvifico delle loro potenze nelle mani dell’officiante permettendogli di scongiurare il pericolo, allontanare il male, agire sulla natura e smaterializzare infine la tromba marina.
Siamo al cospetto di un rito altamente drammatico e drammatizzato, eccezionale, distinguendosi da quelli ordinari e annuali quali sono la festa del santo patrono, la processione a mare, la reiterazione della benedizione dello scafo, proprio per la sua natura volta a esorcizzare il rischio catastrofico delle tempeste e delle trombe marine quando e qualora si manifestino. La notte di Natale è il giorno in cui il rito può essere tramandato, non sempre e non solo di padre in figlio; notte santa quale limen, discrimine, momento di passaggio, avvento che facilita l’investitura del nuovo operatore e il passaggio di relativi poteri e consegne magiche e operazionali, notte nel corso della quale meglio il novello tagliatore può essere caricato della potenza e delle facoltà per poter agire2

1Che questo rituale abbia origini antiche è dimostrato, per esempio, anche da Cristoforo Colombo che nel 1502, durante uno dei suoi viaggi in America, fu sorpreso da una tromba marina; il navigatore sguainò la spada e tracciò nell’aria una croce.

2Sul rito del taglio della tromba marina segnaliamo Baldi 1998 a, 1998 b, 2016a; Calabria 2016-2017.