Antropologia dell'Est
Padiglioni e architettura tradizionale russa

Nella seconda metà dell’Ottocento assistiamo al tentativo a lungo cullato, poi progettato, quindi messo concretamente in essere di offrire alla disciplina, alla sua dimensione più “materica”, oggettuale, una ribalta sì scientifica ma soprattutto divulgativa, affidando ad essa il compito di raccontare la Russia ai russi in una cornice del tutto spettacolare e celebrativa quantunque, nelle intenzioni degli allestitori, scientificamente validata. L’antropologia e con essa l’etnografia a cui si deve il compito prioritario di raccogliere, catalogare, selezionare e riproporre i manufatti a più forte vocazione “espositiva”, grazie agli esiti di viaggi, esplorazioni e ricerche che intersecano pure i campi del folklore, dell’archeologia, della paletnologia, si aprono al grande pubblico attraverso due grandi momenti espositivi ai quali qui di seguito riserveremo specifici spazi, la Mostra Etnografica Panrussa del 1867 e la Mostra Antropologica del 1879. L’antropologia si assume in queste due mostre il compito prioritario di dare un volto alle molteplici etnie russe, di dare loro letteralmente e materialmente un volto mediante l’esibizione di calchi facciali in gesso dipinti, attraverso l’allestimento di diorami a grandezza naturale nei quali vengono collocati manichini di notevole realismo, variamente atteggiati in relazione all’azione mimata, lavorativa, venatoria, congruentemente vestiti con gli abiti della loro tradizione, con facce le cui peculiarità somatiche sono “garantite”, a monte, dalle rilevazioni antropometriche effettuate sul terreno.

La Russia è presente alle esposizioni del 1851, 1862, 1867, 1873, 1876, 1878, 1889, 1893 e 1900 individuando sempre nel proprio folklore e nelle sue espressioni più pregevoli un’insostituibile stampella destinata a corroborare una partecipazione che rischia viceversa di passare inosservata per la fragilità e la limitatezza di altri comparti, in prima battuta quelli espressione dell’industria nazionale. Gli allestitori russi impreziosiscono le facciate dei padiglioni con i particolari architettonici in stile tradizionale, stupiscono i visitatori con sorprendenti izbe ricostruite a grandezza naturale e ornate con intagli e dipinti raffiguranti il sole, fiori, uccelli e altri animali. In quasi tutte le esposizioni si recupera l’idea di presentare delle abitazioni tradizionali a grandezza naturale quale elemento di indubbio ed efficace richiamo in grado di ribadire inequivocabilmente la preminente connotazione etnografica della mostra. All’esposizione di Parigi nel 1900 la Russia è presente ribadendo dunque la “filosofia” tematica delle precedenti edizioni ma pure enfatizzandola. Questa volta, secondo le dichiarate intenzioni dei progettisti, un peso ancor maggiore, anzi, assolutamente prioritario hanno infatti le tradizioni e il multiforme e ricco artigianato russo. Robert Friedrich Meltzer, architetto della Corte imperiale, ideatore del padiglione detto dell’Asia russa, opera conseguentemente una scelta di indubbio impatto per le sue dimensioni e per la sua immediata riconoscibilità sceglie di ricostruire l’intero Cremlino con libertà stilistiche atte a rievocare e fondere elementi tipici dell’architettura di Mosca e Kazan’.