Antropologia dell'Est
Mostra Etnografica Panrussa - Mosca 1867

Nella seconda metà dell’Ottocento assistiamo al tentativo a lungo cullato, poi progettato, quindi messo concretamente in essere di offrire alla disciplina, alla sua dimensione più “materica”, oggettuale, una ribalta sì scientifica ma soprattutto divulgativa, affidando ad essa il compito di raccontare la Russia ai russi in una cornice del tutto spettacolare e celebrativa quantunque, nelle intenzioni degli allestitori, scientificamente validata. L’antropologia e con essa l’etnografia a cui si deve il compito prioritario di raccogliere, catalogare, selezionare e riproporre i manufatti a più forte vocazione “espositiva”, grazie agli esiti di viaggi, esplorazioni e ricerche che intersecano pure i campi del folklore, dell’archeologia, della paletnologia, si aprono al grande pubblico attraverso due grandi momenti espositivi ai quali qui di seguito riserveremo specifici spazi, la Mostra Etnografica Panrussa del 1867 e la Mostra Antropologica del 1879. L’antropologia si assume in queste due mostre il compito prioritario di dare un volto alle molteplici etnie russe, di dare loro letteralmente e materialmente un volto mediante l’esibizione di calchi facciali in gesso dipinti, attraverso l’allestimento di diorami a grandezza naturale nei quali vengono collocati manichini di notevole realismo, variamente atteggiati in relazione all’azione mimata, lavorativa, venatoria, congruentemente vestiti con gli abiti della loro tradizione, con facce le cui peculiarità somatiche sono “garantite”, a monte, dalle rilevazioni antropometriche effettuate sul terreno.

La Mostra Etnografica Panrussa, organizzata in uno storico edificio per le esposizioni situato nella piazza del Maneggio, al centro della città, aprì i battenti a Mosca il 23 aprile 1867, anno fissato per la sua inaugurazione già nel 1862, quando si era cominciato a riflettere su opportunità e fattibilità di tale evento. Siffatto memorabile avvenimento, per molti aspetti irripetibile, rappresentò una significativa svolta per le scienze etno-antropologiche russe.
Con tale mostra l’antropologia uscì dai severi ambiti dell’accademia per farsi accattivante “parco”, non propriamente di divertimenti, ma comunque rutilante kermesse etnografica che attraverso percorsi prestabiliti, scenografie intriganti e sorprendenti, mescolando il dato, il reperto, il documento scientifico al policromo pastiche degli allestimenti posticci, si inventa un nuovo linguaggio comprensibile a tutti.
L’esposizione si articolava in tre principali sezioni. La prima, la più scenografica e più attraente per il grande pubblico, proponeva innumerevoli scene di vita di molteplici gruppi che popolavano le terre russe e slave. Gli allestimenti, meticolosamente ricostruiti, erano specificamente valorizzati da un amplissimo stuolo di manichini che riproducevano fattezze e costumi diversi. Tale sezione era divisa in due parti, l’una con 116 manichini per le tribù allogene e 118 per quelle slave dell’est, l’altra con 66 manichini rappresentanti gli slavi dell’ovest e del sud. In totale furono esposti i manichini che raffiguravano circa settanta popoli diversi. Se la prima sezione insisteva prevalentemente su quadri di insieme di notevole impatto spettacolare, la seconda restituiva un’etnografia più dettagliata. Vi erano esposti 155 costumi tradizionali, 567 tra suppellettili ed utensili domestici e strumenti musicali, 205 modelli che riproducevano attrezzi e macchine da lavoro, 69 tipi di abitazioni riprodotti in scala. Nella stessa sezione era presente anche una nutrita raccolta di più di duemila documenti originali tra disegni, stampe, fotografie, quadri, trascrizioni di canti e favole popolari. L’ultima sezione era dedicata all’antropologia fisica e all’archeologia. Facevano parte di questo spazio espositivo una collezione di crani e scheletri di epoche diverse, una raccolta anatomica con preparati umani per un totale di 632 reperti. Erano presenti infine 318 oggetti, tra ornamenti e vari utensili, rinvenuti durante gli scavi nei kurgan. Molti degli oggetti esposti furono donati al Museo Pubblico di Mosca, fondendosi con i reperti provenienti da altre collezioni. Una rimarchevole quantità di manufatti proveniente dalla mostra, fece sì che tale museo, divenisse una struttura espositiva di indubbio pregio. Per ricchezza e varietà la collezione dei costumi tradizionali non aveva eguali né in Russia né in Europa, rappresentando perciò la principale attrattiva per il pubblico.